Sulle lave ottocentesche, fino a non molti decenni fa, ogni tre anni si ripuliva il bosco che era composto essenzialmente da alberi di acacie e da pini. I primi venivano usati come legna da ardere, mentre il pino era utilizzato in più modi.

La cima ad esempio, chiamata ramaglia, una volta tagliata veniva unita in fasci (fascine) legati con i sottili rami delle ginestre, che erano disseminate sotto di loro, e quindi lasciati ad essiccare vicino agli alberi.

Una volta pronti, si caricavano sui muli e portati nei panifici dove la fascina era utilizzata per l’alimentazione dei forni. I rami e spesso anche i tronchi piccoli, segati nelle dimensioni dovute, venivano inviati alle industrie per alimentare i loro macchinari. Solo i tronchi grandi erano utilizzati per il fasciame delle barche, in quanto il legno di pino, ha ottime caratteristiche di impermeabilizzazione.

Nel territorio pedemontano del Vesuvio alcuni forni conservano la tradizione del pane cotto a fascine  realizzate secondo l’antica tradizione da  esperti boscaioli.