Il Vesuvio, o più propriamente il Somma-Vesuvio, è un vulcano strato di medie dimensioni che raggiunge un’altezza massima di 1.281m s.l.m. L’attuale forma del vulcano è il risultato del continuo susseguirsi, negli ultimi 25.000 anni, di eruzioni esplosive ed effusive che hanno in parte demolito il vulcano più antico, il Monte Somma, all’interno del quale si è originato il Gran Cono del Vesuvio: l’insieme dei due edifici vulcanici prende il nome di complesso vulcanico Somma-Vesuvio. Il probabile antico profilo è ricostruito in rosso nell’immagine sottostante, la parte settentrionale di questo edificio antico è ancora ben conservata ed è rappresentata dall’attuale Monte Somma.
Fig. 1

Il Monte Somma ha un’altezza massima di 1.132m s.l.m., in corrispondenza della Punta Nasone ed un diametro alla base di circa 15 km, la caldera ha una forma ad arco che circonda il  Gran Cono separato dalla Valle del Gigante, ricoperta dalle numerose colate laviche prodotte nel corso degli ultimi secoli e solcata da profondi valloni, denominati lagni, che raggiungono anche le quote più basse, ed una cresta notevolmente articolata e frastagliata, costituita da una serie di grossi spuntoni di roccia chiamati localmente cognoli. La Valle del Gigante è suddivisa in Valle dell’Inferno ad est e Atrio del Cavallo ad ovest.

Fig. 2

A partire da 20.000 anni fa la storia eruttiva, ricostruita con buona approssimazione dai vulcanologi grazie allo studio dei depositi eruttivi, è stata caratterizzata da almeno 5 eruzioni pliniane, fortemente esplosive, la più famosa delle quali è stata l’eruzione di Pompei (79 d.C.). Questa eruzione ha sepolto sotto alcuni metri di ceneri bollenti e colate di fango le città romane di Pompei, Stabia ed Ercolano ed è stata descritta in due lettere di Plinio il Giovane allo storico romano Tacito, che rappresentano documenti di fondamentale importanza per la vulcanologia. Le maggiori eruzioni verificatesi dopo quella del 79 d.c si sono avute nel 472 d.C. e nel 1631. Dopo quest’ultimo evento eruttivo il Vesuvio ha avuto un periodo caratterizzato da condizioni di condotto aperto con frequenti eruzioni di media entità e con attività semipersistente all’interno del cratere, sono stati riconosciuti diversi cicli eruttivi che hanno interessato anche il territorio cittadino di Torre del Greco. In corrispondenza di queste eruzioni lingue di lava giunsero fino al centro abitato, in qualche caso raggiungendo il mare. Associate alle lave si depositarono quasi sempre materiali piroclastici sciolti con una distribuzione areale maggiore rispetto alle lave stesse. (fig.3 fonte INGV).

Tra i depositi piroclastici vanno segnalati  i depositi dell’eruzione del 1794 durante la quale si aprirono delle bocche lungo la frattura occidentale Montedoro (località dove si trova l’attuale ospedale Maresca a Torre del Greco), tra 320 e 480 metri di quota. Da qui fuoriuscì una colata di lava che giunse a Torre del Greco e si spinse fino al mare per circa 100 metri. Al cratere vi fu una vivace attività esplosiva, con fontane di lava e nubi di ceneri. Circa 21 milioni di metri cubi per le lave e 44 milioni di metri cubi per i prodotti piroclastici. La città di Torre del Greco fu totalmente distrutta dalla lava e circa 15000 abitanti fuggirono, circa 322 moggi di terreno coltivato furono distrutti. Danni per 5 milioni di ducati. L’eruzione fu preceduta da forte attività sismica. Il campanile della basilica di Torre del Greco, non essendo stato ricostruito dopo quest’eruzione, è attualmente della stessa altezza della chiesa, che è stata invece ricostruita al disopra della lava. (fonte INGV)

Fig. 3

Questo periodo si è concluso con l’eruzione del 1944 dopo la quale il condotto si è ostruito e le manifestazioni eruttive si sono arrestate. Attualmente l’attività vulcanica del Vesuvio è caratterizzata da manifestazioni fumaroliche all’interno del cratere segno del suo stato di “riposo attivo” di quiescenza e da moderata attività sismica. Fig.4 e 5

Fig. 4
Fig. 5

Alla base del cratere del Vesuvio e all’interno della caldera del Somma si trovano diverse bocche eruttive, dalle quali sono fuoriuscite molte delle colate laviche di epoca storica, a partire dal 1631 fino all’ultima eruzione del 1944. Innumerevoli risultano le evidenze di crateri eccentrici, tra i quali il più evidente è rappresentato dal cono dei Camaldoli della Torre presso Torre del Greco. Fig .5